A scuola!
Il 16 settembre è iniziata la scuola in tutto il granducato. La scuola primaria dura sei anni, dopo si passa alle superiori, divise in liceo e scuole tecniche. I primi tre anni di superiori servono a smistare progressivamente i ragazzi nel corso di studi ritenuto più adatto sulla base delle competenze.
C. , dopo aver superato un esame di ammissione in matematica, è stata ammessa al Lycée Technique du Centre, un edificio con circa 2000 ragazzi. Il parcheggio della foto è diventato un terminal di autobus per studenti, ma non mi sento di chiamarli scuolabus. Sotto casa nostra, in piena zona residenziale, passa alle sette e mezza un bus a due segmenti solo per loro e rigorosamente gratis, ci sono ovviamente più linee che portano ai diversi poli scolastici.
C. frequenta una sezione francofona ed i suoi compagni arrivano da tutto il mondo: Polonia, Germania, Islanda, USA, Nepal, etc.
Tra gli insegnanti sono presenti anche un cinese (matematica) ed una islandese (storia e geografia). L'unico libro comprato è stato quello di storia e geografia, preso usato nella biblioteca della scuola che offre anche questo servizio: costo totale 12 euro.
Il resto del materiale consiste in fotocopie che forniscono di volta in volta gli insegnanti e vengono inserite in quadernoni ad anelli insieme al lavoro dei ragazzi.
Per le prime due settimane hanno seguito solo francese, dalle 4 alle 6 ore al giorno, ora hanno inserito le altre materie.
Oggi gita, rigorosamente in treno e mezzi pubblici, funzionano così bene che non c'è motivo per fare diversamente.
Questa è la scuola primaria dove vanno M. e P., sei classi in tutto di circa 15 bambini ciascuna, un'aula per classe e sono aule enormi, che corrispondono a tre finestre della foto!
In ogni aula 2 pc, videoproiettore, lavandino, scaffali e tanto spazio. I piccoli in aula si mettono le pantofole per non stare sempre con le scarpe umide.
Per ora, ma credo anche in seguito, gli intervalli si passsano fuori a correre. Intervalli, perchè si fa anche al pomeriggio!
L'orario è come in Italia: 8.00-12.30 e 14.00-16.00, martedì e giovedì solo mattino.
A settimane alterne vengono portati in piscina in orario scolastico e pure P. che in Italia recalcitrava assai qui va tranquillo ed ha imparato a nuotare a rana.
Due ore al giorno c'è un'insegnante per fare francese intensivo con M e tedesco con P. che studia anche francese con i suoi compagni di classe, col risultato che quando a casa fa i compiti di francese parla in tedesco!
Gli mostro il disegno di una patata e gli chiedo come si chiami in francese e lui risponde sicuro "Die Kartoffel!"
Il bilancio per ora è positivo, per la ricchezza delle opportunità proposte e la disponibilità della maggior parte delle persone incontrate.
Resta il fatto che credo sia molto più semplice essere buoni insegnanti con una tale ricchezza di mezzi. Buona parte degli insegnanti lasciati in Italia non si limita a svolgere un lavoro, ma ci mette evidentemente passione per riuscire a supplire alle carenze strutturali del sistema.
Da quassù mi convinco ancora di più che l'Italia è una nazione fondata sul volontariato.
Nazione e non repubblica: ho dubbi filosofici al riguardo sul senso di partecipazione che una repubblica implica.
Volontariato e non lavoro: se ciascuno svolgesse esclusivamente i propri compiti, l'Italia si fermerebbe in due-giorni-due. Dal postino che lascia la posta alla vicina senza il servizio "seguimi", all'insegnante che passa i pomeriggi ad organizzare attività aggiuntive, alle innumerevoli persone che seguono figli e nonni tappando i macroscopici buchi di uno stato sempre meno sociale.